Loving People Through Food
Oct 242012
 

All My Lovin’, Amy Winehouse

In famiglia noi si cucina tutti, ma proprio tutti, non solo le nonne, la mamma, anche babbo, fratello e persino nonno! Insomma, nelle nostre cucine c’ è sempre un via vai, voci che si confondono, contenitori che passano da una casa all’ altra, pieni e vuoti, foglietti di carta con 10 versioni della stessa ricetta che io faccio così perchè la mamma la fa così e a lei l’ ha insegnata la nonna che a sua volta ha ricevuto la ricetta da sua mamma e cos’ via come una sorta di passaggio di testimone: così c’ è la versione passata al telefono, quella ricopiata dall’ originale, quella che si spaccia per l’ originale stessa e tra l’ una e l’ altra ci sono ingredienti che scompaiono, altri che vengono aggiunti, altri che fanno la loro apparizione per la prima volta.. Chiaramente non ce n’ è una che riporti le dosi esatte, ma che importa, le ricette ci vogliono, se non altro per il gusto di non seguirle.

Perciò, a chi mi chiede perchè ho aperto un blog, a me verrebbe da rispondere che cercavo di far sentire la mia voce in cucina.. e che fatica.. tutti comandanti sulla stessa barca..

Devo ammettere tuttavia che vivere la cucina in questo modo ha fatto sì che io potessi percepirla nel suo senso profondo, attraverso quei piatti che solo a nominarli creano un legame emotivo col cibo, carichi di quel potere evocativo in grado di far riaffiorare ricordi attraverso gli anni, attraversando intere generazioni, semplicemente afferrando il vecchio mestolo di alluminio della nonna, le sue padelle di ferro per le fritture, il profumo del sugo, delle erbette fresche appena colte, di una spezia cara..

La cucina è storia, ed io che da piccola mi sedevo al tavolo in cucina con grandi fogli bianchi tormentando le mie nonne sui nostri antenati nel tentativo di ricostruire un albero genealogico, mi accorgo ora che c’ ero dentro, facevo parte di quell’ albero, lo stavo facendo crescere, ero foglia ma anche radice.

Cercavo nomi e cognomi, senza accorgermi che la polenta dolce di una nonna, i carciofi ripieni dell’ altra, stavano già raccontando tutto quello che c’ era da sapere, stavano già tramandando tradizioni, pensieri, ricordi e non c’ era niente di più concreto.

Ecco, la cucina è questo, è materializzare i ricordi, trasformarli in qualcosa che si può annusare, masticare, toccare con le mani, a cui dare forma..

Anche per questo quando ho scoperto che la ricetta dell’ MTC per questo mese era il Pane Dolce Dello Shabbat non ho potuto esimermi dal prepararlo, sebbene la mia ricetta sia alquanto semplice.

La cucina ebraica è commemorazione, celebrazione, storia di casa, di famiglie e di figli, di religioni, di viaggi, di fughe, di feste e di riti e anche il pane più semplice non è mai solo pane, è pane intriso di un significato ben più profondo, permeato di spiritualità e amore.

Ricordo bene gli amici ebrei dei miei nonni, ricordo il mio stupore di fronte alla loro capacità di osservare il Kasherut (tutto l’ insieme di leggi che regolano la dieta ebraica e che stabilisce cosa si può e cosa non si può mangiare), esercitare un continuo di controllo dei propri desideri proprio in un’ età in cui a me sembrava impossibile, vivere la cucina e la tavola tanto profondamente, dandole mai per scontate, avvicinate sempre con profondo rispetto.

Come riusciva la tavola ad essere festa anche per loro? Non capivo.. eppure la nonna spiegava..

E veniamo alla mia versione di pane dolce. Niente di più semplice, uva passa rinvenuta in un infuso di genziana, mela rossa, fiori di cannella e tanto tanto amore, perchè è questo l’ ingrediente che rendeva le nostre tavole ugualmente festose.

Ultima ma non ultima, visto che qui ci siamo mossi tra sacro e profano, vi lascio la foto di quel che era rimasto del pane del sabato al lunedì, e che Barbara ha rinominato “la sindone gastronomica” lasciandomi a ridere davanti al pc per un pomeriggi intero…..

PANE DOLCE DELLO SHABBAT
5.0 from 2 reviews
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Autore:
Tempo Preparazione:
Tempo Cottura:
Tempo Totale:
Servire: 2
Ingredienti
  • per due trecce ripiene:
  • 500 gr di farina 0
  • 2 uova grandi medie (circa 60-62 gr con il guscio)
  • 100 gr di zucchero
  • 20 gr di lievito di birra
  • 125 ml di acqua tiepida
  • 125 ml di olio extra vergine d'oliva
  • 10 gr di sale
  • 100 gr di uva passa
  • un tuorlo d'uovo
  • un cucchiaio di acqua
  • semi di zucca
  • radice di genziana
  • fiori di cannella
  • 1 mela
Istruzioni
  1. Prima di tutto e importantissimo, setacciare la farina.
  2. Sciogliere il lievito nell'acqua tiepida insieme a un cucchiaino di zucchero e far riposare una decina di minuti fino a far formare una schiuma.
  3. Portare ad ebollizione un pentolino colmo d' acqua.
  4. Versare nell' acqua bollente 1 cucchiaio di radice di genziana e lasciar riposare per 10-15 minuti.
  5. Filtrare l' acqua ed ammollare l' uvetta nell' acqua alla genziana.
  6. Mischiare la farina, il sale e lo zucchero e versarci il lievito e cominciare ad impastare, versare poi l'olio e per ultimo le uova, uno ad uno, fino alla loro incorporazione.
  7. Lavorare fino a che l'impasto si stacchi perfettamente dalla ciotola, lasciandola pulita.
  8. Lasciar lievitare per almeno due ore, dopodichè, sgonfiare l'impasto e tagliarlo in due parti uguali.
  9. Tagliare poi ognuna delle parti in tre.
  10. Stendere su un piano infarinato ognuna delle parti lunghe circa 35 centimetri e larghe 15.
  11. Scolare l' uvetta e lasciarla asciugare per qualche minuto, giusto il tempo di tagliare una mela rossa a dadini (con tutta la buccia).
  12. Pestare i fiori di cannella al mortaio e se qualche pezzetto dovesse restare intero non preoccuparsi. Io mangio i fiori di cannella come caramelle..
  13. Distribuire su ogni striscia d' impasto l' uva alla genziana, i fiori di cannella e la mela a dadini.
  14. Arrotolarle poi sulla lunghezza, in modo da ottenere tre lungi "salsicciotti".
  15. Unirli da un capo e cominciare ad intrecciare.
  16. Ripetere l'operazione per la seconda treccia.
  17. Adagiare le trecce su una placca da forno unta di olio.
  18. Lasciare lievitare ancora due ore.
  19. Sbattere il tuorlo d'uovo con un cucchiaio di acqua e spennellarlo sulla superficie; spolverare di semi di zucca.
  20. Infornare in forno già caldo e STATICO a 200°C per circa 15-20 minuti.

Con questa ricetta partecipo al contest del Menù Turistico:

La signorina Pici e Castagne

  50 Responses to “The MTC : : PANE DOLCE DELLO SHABBAT”

  1.  

    Ho un sonno che mi si porta via, sono giorni che mi sveglio alle cinque per studiare e avere il tempo durante il giorno di fare altre mille cose. Però questo tuo post mi ha risvegliata, non solo per la ricetta (tralascio che mi hai incantato con l’uvetta ammorbidita in un infuso di genziana, mela rossa, e fiori di cannella…) ma per l’amore per la cucina nella vostra famiglia, perché è lo stesso che c’è nella mia.
    Non parliamo di foglietti volanti che è meglio…
    …e nemmeno di mia madre che è da una settimana che mi “assilla” per telefono con una crostata/torta/nonmiricordocomealtrolhachiamata con ricotta e una “specie” di pasta frolla che dice che devo assolutamente provare a rifare e mettere sul blog perché troppo buona, ma di cui ancora non mi da la ricetta…
    …e non parlo nemmeno di mio fratello che si è messo a fare i pomodori con il riso con i pomodori pachino…
    …e mio padre che a 70 decora crostate meglio di un pasticcere!
    Vabbè…non parlando ho parlato! 😛
    Ed ora che ti ho scritto un mezzo poema, la maggior parte inutile, torno a studiare!
    Complimenti ancora per la ricetta che è entrata subito nelle mie preferite di questo mese!!

  2.  

    bellissimo post cara! Davvero brava!!!

  3.  

    che magia questo post, foto comprese tutto bello ♥

  4.  

    Bellissimo post, ma non mi aspettavo niente di meno…… Mi piacciono tanto le artmosfere familiari, calde, quelle di una volta e che, avendole dentro, cerchi di ricreare nella famiglia che ti scegli. Complimenti a Barbara, la sindone gastronomica è una battuta fantastica…. Ciao bella.

    P.S. mi sarei aspettata ingredienti innominabili e semisconosciuti invece in questa celebrazione della famiglia , anche quelli sono semplici e profumano di buono.

  5.  

    che bello il tuo post pieno di ricordi e tanto sentimento.. la cucina e’ anche questo perche’ i suoi profumi e i suoi sapori ci portano in epoche lontane…
    buonissimo il tuo pane dolce:-)

  6.  

    Mi è piaciuto un sacco “ero foglia ma anche radice”.
    Buono il tuo pane dolce!!!

  7.  

    Tesoro, lasciami dire che è proprio il tipo di cucina che hai vissuto che ti ha resa così speciale! Sì perché un’atmosfera di quel genere non può che far crescere bene una persona *_*
    Il tuo pane è strepitoso! Mi piacciono un sacco gli ingredienti che hai utilizzato 🙂
    Un bacino Sere :*

    •  

      quello che dici è vero, anche perchè io in cucina ci sono davvero cresciuta. con mio fratello ci mettevamo afare i compiti lì, e sempre in cucina ci si riuniva per le grandi discussioni di famiglia.. insomma… non posso immaginare un posto più vicino al cuore diverso da quello..

  8.  

    Una meraviglia! E’ bello il post, così intenso e intriso di ricordi, è bella la ricetta e sono bellissime le foto.

  9.  

    Cara la mia bella signorina, che belle parole hai saputo trovare. A me manca molto questa esperienza: le mie nonne non amavano cucinare, mia mamma ha imparato da sua nonna, che io non ho conosciuto, e da una zia. Pero’ ha imparato talmente bene, da colmare da sola tutte le lacune lasciate dalle nonne! In casa mia non girano foglietti e quadernetti tramandati di generazione in generazione, ma l’emozione suscitata anche dal solo nominare un certo piatto o i ricordi che scaturiscono da un odore o dalla vista di un ingrediente, so anch’io cosa siano…Bellissimo il tuo pane, semplice solo in apparenza, con quel fiore di cannella che da’ quel tocco in piu’, tutto tuo….Un bacione grosso, bella signorina.

  10.  

    dal blog traspare la passione per la cucina, bello!!!!!!
    sul pane ormai che ce da dire, è da urlo…baci.

  11.  

    E’stato bellissimo leggere questo post, vedere in successione tutte le belle foto di questo pane magnificamente riuscito e, infine, scoprire che oggi andiamo entrambe di “fiori di cannella”, questa strana spezia che ho scoperto da poco e che mi ha già conquistata!

  12.  

    ho letto il tuo post con la amy winehouse di sottofondo. tutto così carico di sapore…
    p.s. ieri sera ho fatto la tua minestra di funghi e castagne. quella che è avanzata la custodisco gelosamente nel thermos che ho portato in ufficio, e sono già tre ore che fremo perché arrivi presto l’ora di pranzo!!!

    •  

      ehiiiii com’ è andato il pranzo???? e la minestra era buona?? ti è piaciuta? oh come sono fiera di te.. io quando mi porto cose buonissime ho anche la faccia tosta di pranzare alla 11:30…. tu no.. tu sai resistere…. mica come me che sono un disastro @_@

  13.  

    Mi piace tanto come descrivi la tua cucina, la tua famiglia, te! E’ sempre bello passare di qui 🙂
    Purtroppo non conosco queste atmosfere perchè ho sempre cucinato da sola. Mia madre sempre a lavoro, mia nonna odiava cucinare e l’altra troppo lontana. Però ricordo che con la nonna che odiava cucinare preparavamo la pastiera ogni venerdì santo, era un rito per noi e anche questo è amore.
    Sei riuscita a dare un tocco elegnate e originale a questo pane anche restando sul semplice….bravissima!
    Baci

  14.  

    E’ vero, la cucina è storia e cultura e tu ne hai fatto una sintesi perfetta, raccontando della tua infanzia e del modo di viverla di casa tua, dove tutti sono coinvolti e ci sono tante versioni della stessa ricetta di famiglia.

    Bellissimo il tuo pane dolce, profumato e delicato come il tuo racconto.

  15.  

    il cibo è cultura e tradizione e tu lo spieghi benissimo, bellissimo post e che profumi!!! 🙂

  16.  

    Se vinci, ti vedrai costretta a mandarmi un chilo di fiori di cannella… Io ti ho avvertita!
    P.s E la finisci di scrivere tanto bene e fare foto meravigliose?

  17.  

    ma io i fiori te li mando anche ora!!!!!!!!!!! dimmi quanti.

  18.  

    E’ così bello ritrovare nelle tue parole lo spirito della sfida di questo mese, quel calore che unisce persone, famiglie, ricordi, storie lontane nel tempo, ma vicine ai cuori.

    Sulla sindone gastronomica ti sei superata!!! 😀

    Grandissima!

    ciao loredana

    •  

      quando Barbara ha rinominato la mia foto “la sindone gastronomica” ho riso, tanto, ma tanto che non immagini…. un pomeriggio intero!!!
      cercare di riprendermi per descrivere la ricetta e lo spirito che aleggia in cucina è stato difficile.. eheh..
      bacissimi!!!!

  19.  

    Questo post e’ bellissimo ed e’ stato un piacere leggerlo, una ricetta commemorativa che mi ha conquistato i sensi….bravissima!!!!!

  20.  

    facciamo che dico “urca”- e mi consegno al silenzio, va’…:-)
    ma stasera pesa, dover fare il giudice imparziale…
    un bravissima, comunque, non te lo toglie nessuno!

  21.  

    Arrivo solo ora a render onor al merito! Un post toccante e vivace tanto quanto il tuo sguardo.
    La tua ricetta che fa immaginar profumi, assaporar fragranze e mescolar un po’ di dolce e un po’ di amaro…. e la vita che esce da queste due forme. Come escono le figure dal tuo racconto e si mescolano alle padelle, al mestolo e agli ingredienti.
    Brava … è solo una parola ma ti assomiglia!
    Nora

    •  

      ciao signora mia!!! almeno prima o poi tu arrivi!!! io non riesco a fare il giro dei miei blog preferiti da un pezzo.. cioè, leggerli li leggo tutte le mattine ma poi non riesco a commentare e la sera sono sempre cotta @_@
      in un’ altra vita faccio la foodblogger full time….
      grazie per le tue belle parole, mi conforti ogni volta, e questo ti rende così speciale..
      smack smack smack

  22.  

    La cucina ce l’hai nel sangue insomma,….. capisco benissimo quello che dici, noi siamo uguali!
    Bella la sindone gastronomica!
    Baci
    Sandra

  23.  

    Ciao Signorin, come butta??! IO sono una montagna di casini, ma ti leggo e ti controllo eh!! 🙂
    Ti ho appena scritto una email, corri a leggerla…!!
    Bacioniiii

  24.  

    La sindone del pane?! Bellissima interpretazione.
    Leggo che anche nella tua famiglia ognuno si contende la sua ricetta. Ogni volta che scrivo una ricetta già mi immagino i commenti di mia madre, della serie “ma io faccio così” o “da noi si fa così” o i più tremendi “figurarsi che riesce” 🙂

    •  

      eh io invece sono resciuta col “..ma è la prima volta che lo fai??? oddìo, lo sai che non mi piacciono gli esperimenti quando c’ è gente a pranzo/cena!” ahah.. adesso invece siamo passati al “uh caspita, hai preparato/mangiato/pubblicato un’ altra zuppa???” eheh… diciamo che ognuno ha i propri cavalli di battaglia in famiglia.. a me piace tenere il maneggio :O)

  25.  

    Se dovesse mai esserci un premio al post più bello, non esisterei, tra quelli già letti a darlo a te. Ti ho letta tutto di un fiato, mentra immagini di mani giovani, anziane, di mezza età, di donne e di uomini in cucina passavano veloci davanti ai miei occhi, intangibili. La tua interpretazione del pane, con quei profumi che posso solo cercare di immaginare, si fonde nelle tue parole creando un tutt’uno che non posso dire altro che mi piace, eccome se mi piace!
    Brava Serena!

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